Vernici per il restauro artistico e ligneo

Vernici usate e usabili per il restauro artistico e ligneo, approfondimento sui materiali e le materie prime, antiche ricette e principali usi.

Trementine o balsami

Con il nome generico di trementina o resine fluide ovvero oleoresine si indicano tutte le sostanze resinose che contengono una quantità di olio fisso o volatile, sufficiente a renderle di una consistenza semifluida. Si estraggono da parecchie piante specialmente dalle terebintacee, dalle conifere e dalle leguminose.

Trementina comune

È la più comune in commercio, e si ottiene da varie specie di pini nostrani. Normalmente è bianchiccia, torbida consistente, di forte odore e di sapore amarissimo. Da il 20% di olio volatile sotto il nome di essenza di trementina.

Trementina di copahu o balsamo di copaiba

È un succo oleo-resinoso che cola in gran quantità dalle incisioni che si fanno sulla corteccia del tronco di parecchi alberi della famiglia delle leguminose e del genere copaifera. Viene dall’America. Il copalhu Falsificato mischiando dell’olio grasso o della Trementina comune e con l’olio di ricino o di papavero acquista un color giallo scuro e la consistenza dell’olio di ricino. Puro è senza colore.

Trementina di Venezia

Chiamata anche officinale e laricea, viene dal pinus larix, albero montano di molti paesi d’Europa, e dicesi di Venezia, perché un tempo era esclusivamente il suo punto di vendita. Si trova spesso mischiata con trementina di altri pini e abeti, è trasparente giallognola, di odore piacevole e di gusto amaro. Le trementine sono utilissime nelle arti e specialmente nella fabbricazione delle vernici.

Materie prime per vernici

Gomma lacca

È una delle resine più conosciute e usate, ci proviene dalle Indie orientali. È messa in commercio sotto quattro forme diverse, lacca in bastoni, che è costituita dai rami ramoscelli delle piante, coperti dalla resina indurita sopra di essi, lacca in grani che formata da pezzetti di resina staccata dai rami e decolorata, la lacca in piastre che si ottiene fondendo la lacca in grani filtrandola in pannolini, e lasciando che si condensi in lamine versate sopra larghe foglie di piante, infine la lacca in corda o in pani detta gomma lacca bianca che è la migliore di tutte per la sua chiarezza, quantunque sia la stessa lacca maggiormente decolorata per mezzo della potassa bianca o del cloro.

Sandracca

Sostanza resinosa estratta dalla tuia articolata, arboscello che cresce sulle coste settentrionali dell’Africa. È in forme di lacrime rotonde o allungate bianchicce o di un color giallo citrino pallido brillanti e trasparenti. Bruciandola spande un odore balsamico, è solubile quasi per intero nell’alcool, e meno nell’olio volatile di trementina. La Sandracca  africana è migliore di quella detta di Germania che si trova fra la corteccia in legno di una bella spesa di ginepro di Svezia.

Mastice

È prodotto dal lentisco, e si trova in commercio sotto forma di lacrime o di grumi della grandezza di piselli o dei granelli di riso, è fragile, si incendia sulla brace spandendo un odore piacevole, ha un sapore leggermente aromatico.
 Il mastice non è una resina pura, contenendo anche olio volatile è una sostanza bianca molle viscosa che è solubile nell’alcool e che si chiama masticina. Però i suoi principi resinosi sono solubili in massima parte nell’olio volatile di trementina o di ragia. Serve per fare una vernice splendidissima ottima per i quadri a tempera o a olio o per la finitura di certi manufatti lignei.

Dammara

È ricavata dal Pinus dammara e dalla dammara alba, alberi delle Indie orientali. È trasparente scolorita o poco giallastra, scipita, inodore solubilissima, non spande nessun odore fondendosi. Si scioglie in parte nell’alcool, e quasi del tutto nell’etere, l’olio di trementina e gli oli fissi la sciolgono senza alcun residuo. Da essa si ottiene una vernice più trasparente e più durevole e meno colorita di quella del mastice.

Elemi

Nome dato a due resine che molto si assomigliano, cioè l’elemi orientale, e l’elemi bastarda. La prima ricavata dal amyris zeylanica, albero dell'Etiopia e di Ceylon, è gialliccia, o di color bianco verde, solida all’esterno, molle e gelatinosa all’interno, di odore di finocchio, è in piccolissime masse cilindriche.
L’elemi bastarda, Tratta dal amyris elemifera, albero americano, è in grosse masse semi trasparenti, fragili e di sapore amaro. L’elemi è parte di alcune vernici all’alcool.

Coppale

È la più brillante delle resine. Si ricava da parecchie varietà di hymeneoea, di trachylobium e di vouapa. Proviene dal Brasile, dal Messico e dalle Indie orientali, si trova sotto forma di masse irregolari, rotonde. È insipida e inodore, solida, fragile e trasparente, di colore bianco giallognolo, più o meno carico, ma in generale è meno colorita dell’ambra, e anche meno dura. Fonde senza decomporsi. È poco solubile nell’alcool assoluto. Nell'etere si gonfia e in ultimo si scioglie completamente. Nella coppale commerciale si trovano dei pezzi un poco diversi apparentemente, ma più teneri, cioè fusibili con un grado di calore più basso.

Ambra o succino

È l’electrum degl antichi, Un prodotto vegetale fossile di aspetto somigliante a quello della resina coppale. Generalmente si trova nei letti di lignite, In pezzi rotondi o anche oblunghi, e i noduli disseminati in mezzo alla sabbia, talvolta senza colore e spesso di un giallo tenero o bruno scuro, comunemente traslucido. È più dura delle resine comuni a cui somiglia per varie proprietà. Si fonde a temperatura elevatissima scorrendo come olio, se si alza ulteriormente la temperatura prende fuoco esalando un odore leggermente aromatico. Ha l'inconveniente di dare delle vernici molto colorite.

Vernici

Vernice a gomma

Si mette in una boccetta un sesto di gomma arabica e il resto di acqua pura la vernice è servi bile quando la gomma sarà completamente sciolto nell’acqua.

Vernice all’uovo

Aggiungete a un chiaro d’uovo un terzo di acqua distillata e un po’ di zucchero in polvere, sbattete il tutto senza interruzione fino a quando si produca una schiuma leggerissima. Lasciare riposare almeno un’ora, sotto la schiuma troverete la vernice pronta all’uso, che deve essere usata fresca.

Vernici a spirito

Vernice di sandraccasandracca vernice

  • Sandracca lavata, 56 g.
  • Trementina, 56 g.
  • Vetro pesto grossolano, 56 g.
  • Alcool assoluto 224 g.

Si mette in un recipiente l’alcool con la sandracca e il vetro pesto, e a bagno Maria si fa sciogliere, poi vi si aggiunge la trementina, si ripone nel bagno maria per pochi minuti, affinché un dolce calore ne formi la combinazione: poi si va su in riposo per 24 ore si decanta e si ottiene è chiarissimo. Si mette in un recipiente l’alcool con la sandracca e il vetro pesto, e a bagno Maria si fa sciogliere, poi vi si aggiunge la trementina, si ripone nel bagno Maria per pochi minuti, affinché un dolce calore ne formi la combinazione: poi si lascia in riposo per 24 ore si decanta e si ottiene chiarissimo.

Vernice per tempere e miniature

  • Sandracca lavata, 28 g.
  • Mastice, 7 g.
  • Resina elemi, 7 g.
  • Trementina di abete, 5 g.
  • Alcool assoluto, 112 g.
  • Essenza di spigo, 14 g.

Si pestano la sandracca e il mastice, essi uniscono nell’alcool in un recipiente. Quindi si sciolgono a bagno maria e poi vi si aggiunge la resina elemi E la trementina che insieme bollendo si scioglieranno. Finalmente vi si unisce l’essenza già riscaldata a parte e si leva il contenitore dal bagno maria avendo cura di mischiarlo per bene, e quando sarà stato a riposo per un giorno o due bisognerà decantarlo.

Prima di mettere questa vernice sul dipinto o sul manufatto è necessario dargli con velocità due o tre mani di colla di pesce tiepida, aspettando di dare la seconda quando la prima sia secca, la quale si stenderà sempre per il verso contrario della precedente. Quando l’incollatura è ben asciutta la vernice non filtrerà sulla carta o sul manufatto e si seccherà sulla colla rimanendovi lucidissima.

Vernice di dammara

La resina di dammara crea una vernice purissima e bianchissima sciolta nell’etere solforico due o tre parti di etere bastano a una parte di dammara. La soluzione si fa poco a poco ma si può fare anche a freddo purché la resina sia polverizzata. Inoltre la vernice si schiarisce in fretta. Si prova è vero qualche difficoltà nell’applicarla perché secca quasi istantaneamente per causa della volatilità del solvente, ma impiegando un pennello a spatola lunghissimo che beva molta vernice estendendola con la maggior velocità possibile si arriva ad ottenere uno strato molto uniforme. Ha il vantaggio particolare che si può mischiare a piacere tanto con le vernici ad alcool quanto con quelle ad olio essenziale e grasso, e le rende seccative. È inoltre vantaggiosissima nei colori delicati che seccano difficilmente a olio.

Vernici a oli essenziali

Vernice d’ambraambra vernice

  • Ambra gialla, 28 g.
  • Essenza di trementina o di ragia, 112 g.

Si pesta l’ambra grossolanamente e si pone in un contenitore a secco per scioglierla a fuoco vivo. Sciolta che sia vi si getta sopra a riprese l’essenza già riscaldata a parte, si tiene ancora sul fuoco finché abbia ripreso il bollore poi si lascia raffreddare e si filtra attraverso un cotone. La vernice ad Ambra così preparata quantunque abbia gli stessi difetti di quella fatta con olio grasso, ha però il vantaggio di seccare più in fretta. Le vernici in cui fa parte l’olio essenziale per precauzione è meglio prepararle all’aria aperta.

Vernice di dammara

  • Resina dammara, 170 g.
  • Essenza di trementina e di ragia, 680 g.

Sciogliendo a bollore la resina dammara nell’essenza di trementina o di ragia, si ottiene una vernice alba e torba, perché questa resina non lascia per la sua semplice dissecazione all’aria libera tutta la sua umidità. E dunque è meglio fondere prima e a secco la resina in un contenitore a bagno di sabbia fino a che smetta di gonfiarsi per poi aggiungervi l’essenza di trementina o di ragia già riscaldata, Agitando di tanto in tanto il contenitore per far meglio diluire la materia. La vernice così preparata ha sempre un colore più o meno giallastro, ma non è dannosa agli usi dei pittori o dei restauratori. Essa si lascia raffreddare e riposare quindi si filtra attraverso un telo di cotone in tal modo si ottiene limpidissima e chiarissima.

Vernice di mastice.

  • Mastice in lacrime 170 g.
  • Essenza di trementina 510 g.

Si prende il mastice puro (per mastice puro si intende non mescolato dal produttore o dal rivenditore con sandracca o con olibano) bisogna pulirlo delle parti eterogenee ed estranee che vi si trovano, quindi si lava con dell’alcool di vino a 25° e Si mette disteso in un piatto di maiolica ad asciugare all’aria aperta, quando sarà secco si metterà la quantità indicata in un contenitore che già contenga la sudetta essenza ma rettificata. Si fa sciogliere la resina a bagno di sabbia e poi si toglie il pentolino dal fuoco (il vaso con la sabbia è meglio che sia di ferro piuttosto che di terracotta perché regge di più al fuoco e non scoppia con il pericolo per chi lavora, la sabbia non dovrà superare la superficie del liquido) lasciamo raffreddare la vernice che poi filtriamo attraverso carta bianca assorbente e si conserva in una bottiglia ben chiusa.

Vernice di coppale

Fra i diversi modi di preparare tale vernice diremo il più semplice, che è il seguente.
Si scioglie a secco la coppale polverizzata e quando è liquefatta vi si aggiunge tre volte il suo peso di essenza di trementina rettificata e bollente. Questa è la vernice di coppale più colorita di tutte, sebbene la resina non abbia sofferto alterazioni. Per decolorarla abbastanza si fa uso di vetro pesto, e quando è schiarita si decanta e si filtra attraverso telo di cotone o attraverso carta assorbente.

Vernice d’olio di abezzo o abete

  • Resina liquida di abete 112 g
  • Petrolio decolorato, 112 g.

Questa vernice fu secondo Armenini usata con molto vantaggio dal Correggio e dal Parmigianino. Si prepara facendo sciogliere la resina di abete in un pentolino nuovo a lentissimo e a piccolo fuoco (poco più della cenere calda basterà) poi levato dal fuoco, vi si versa dentro il petrolio rettificato mischiandolo bene con un bastoncino pulito, quindi si filtra attraverso un telo di cotone, e ancora tiepida o leggermente riscaldata col pennello si distende sul dipinto o sul manufatto scaldato al sole. In mancanza di resina di abete, avvaletevi allora della trementina dei Scio o di Venezia.

Vernice impareggiabile

Secondo De Mayerne, questa vernice fu usata, anche nei ritocchi da Van Dyck, ed al quale si crede ne abbia avuto la ricetta che è la seguente: togli due parti di olio di trementina e una parte di trementina di Venezia, mettili in una pignatta sopra il fuoco mite di carboni fino a tanto che comincino ad alzare il bollo, ovvero lasciali bollire adagino, poi copri il vaso ben bene con un panno di lana bagnato finché la vernice si raffreddi. Serbala per uso, E quando l’adoperi fa che sia alquanto calda, che così è seccaticcia.
Nello stesso codice di De Mayerne esiste anche la seguente ricetta: fa la vernice consueta dei pittori con trementina di Venezia molto chiara (o con quella meno gialla che ti verrà fatto di trovare) e con olio bianco di trementina distillato due volte, per far meglio. Questo si deve fare in bagno secco, e d‘arena, e non lasciare che lungamente esali lo spirito, affinché la vernice non venga ad addensarsi di soverchio.
Questa vernice si applica come quella di olio di abezzo.

Vernici a oli grassi

Vernice d'ambra o di succina

È scurissima, indurisce troppo e copre la pittura di un intonaco giallo bruno sgradevole tuttavia non essendovi altra vernice che la eguagli in durezza vi daremo modo di prepararla, tanto più perché regge a un calore quasi superiore all’acqua bollente, proprietà che per certi usi talvolta può essere utile. Si può usare infatti come copertura e stucco negli intarsi dei mobili boulle.

  • Ambra gialla, 84 g.
  • Olio di lino cotto, 14 g.
  • Olio essenziale di ragia 84 g.

Mettete l’ambra polverizzata dentro un pentolino nuovo e ponetelo sopra un fornello caldo ma ma senza fiamma, una piastra elettrica o a induzione è l'ideale, sciolta l’ambra versatevi a riprese l’olio di lino ben riscaldato a parte. Osservate che il tutto sia ben incorporato: levate e poi dal fuoco il vaso e aggiungetevi l’olio essenziale di ragia, agitate questa mescola e quando è quasi fredda passatela attraverso una tela e conservate al fresco in una bottiglia ben chiusa.

Vernice di coppale

  • Coppale, 340 g.
  • Olio di lino seccativo, 224 g.
  • Essenza di ragia rettificata, 340 g.

A fuoco vivo e secco fate fondere la coppale polverizzata. Appena incomincia a fondersi muovetela con una bacchetta di legno per sollecitarne la fusione e per impedire che quella già fusa non si gonfi troppo e non esca dal vaso. La fusione è compiuta, quando non si sentono più dei con globetti non disciolti che ritirando la bacchetta, la resina cola a goccia a goccia che cadono senza formare dei fili. Allora versate sulla materia all’olio di lino bollente ma poco per volta, e rimuovetelo bene per incorporarlo a dovere.
Operata la mescola dell’olio con la resina togliertela e lasciatene cadere una goccia sopra un pezzo di vetro, se sarà di perfetta trasparenza vorrà dire che le due materie si sono compenetrate perfettamente, se torbida lasciate il pentolino sul fuoco finché saggiandola, non venga trasparente, ma verrà anche più colorita. Terminata la mescola dell’olio non resta che aggiungervi l’essenza di ragia rettificata e calda per dare alla vernice il grado di scioltezza conveniente. Ritirate in seguito il vaso dal fuoco, dopo averne ricoperto l’imboccatura con un panno per arrestare l’uscita dei vapori oleosi che sono di odore sgradevoledissimo, e lasciate raffreddare la soluzione per alcuni minuti perché non si infiammi l’olio volatile. Questa vernice è da lungo tempo conosciuta. Secondo Merimée, la descrive il monaco Teofilo, sotto il titolo di colla di vernice. Crede anche che sia stata adoperata da molti pittori e in special modo da Fra Bartolomeo e quei dipinti sono ammirabili per lo splendore dei colori.

Vernice fiamminga

Sciogliete nello spirito di vino il mastice in lacrime per separare le impurità della resina. Lo spirito dovrà essere in proporzione maggiore al mastice circa il quarto del suo volume. Fate la soluzione a moderato calore nel bagno maria, le impurità in breve tempo precipiteranno in fondo al vaso. Si può precipitare la separazione filtrandola attraverso carta assorbente o attraverso tela in cotone. Fatto questo aggiungete un ottavo di bella cera bianca, facendola struggere come sopra, e verserete la mescola in una catinella di acqua fresca, ora impastatela con due spatole di legno evitando di toccarla con le mani perché vi attaccherebbe. In questa operazione lo spirito abbandona la resina e la cera, per unirsi all’acqua e la pasta si indurisce poco a poco al punto che dopo alcuni momenti si potrà maneggiarla con le mani senza che vi sia attacchi purché siano bagnate con l’acqua. Ne formerete dei piccoli bastoncelli cilindrici che potrete conservare quanto vi piace, chiusi in un vaso di cristallo con un coperchio. Se per caso il mastice commerciale fosse mescolato con la sandracca lo si riconosce facilmente, quando si impasta nell’acqua fredda lo spirito del vino quantunque allungato alla quale tiene la sandracca in dissoluzione, la quale precipitando rende l’acqua lattiginosa, accadendo questo lavate il mastice finché l’acqua risulti chiara. Per servirsi di questa preparazione ne prenderete una porzione sufficiente e la farete fondere a dolce calore con dell’olio bianco seccativo, mettete presso a poco tanto olio quanto il mastice ma per assicurarvi che la preparazione sia conveniente prendete un poco di questa pasta mentre ancora liquida mettetela su una tavolozza se non la trovate molle e vischiosa quanto basta aggiungetevi dell’olio o del mastice. Contenendo questa preparazione dell’olio seccattivo, si forma ben presto sulla sua superficie una pellicola, perciò conviene scioglierne quella quantità che si può consumare in pochi giorni, conservandola sotto acqua.

Tempera all’uovo

Qualora ne fossimo in possesso sarebbe meglio usare per sbatterla le punte di rametti di fico, in quanto contengono una sostanza incollante.
Sbattiamo insieme bene il rosso e il bianco dell’uovo. Lasciato riposare il miscuglio se ne decanta il liquido. Si usa anche il solo rosso o il solo bianco, senza l’artificio.
Con molto vantaggio nella pittura a tempera il rosso d’uovo può essere preparato a secco nel modo seguente: si rompono delle uova scegliendo a preferenza i tuorli meno rossi è ben separati dal loro albume, si sbattono con uguale quantità di gomma arabica, già sciolta nell’acqua ma satura quanto il corpo stesso dell’uovo, ed è decantata dal sedimento di estranee particelle legnose se in caso ci fossero.
In seguito si versa la composizione in strati sottili, in piattelli di porcellana o di vetro coprendoli con dei cristalli per preservarli dalla polvere, facendo poi seccare il tutto al sole, finalmente si raschia e si raccoglie in un vaso di cristallo chiuso con sughero. Questa tempera si conserva per mesi e dovendola usare basta intenerirla con dell’acqua prima di mescolarla con i colori da macinare. La tempera al chiaro di nuovo si ottiene sbattendo l’albume a schiuma aggiungendo al liquidò depositato un po’ di glicerina. I colori adoperati con questa tempera, passati con un ferro da stiro caldo sì solidificano in maniera da poter lavare il dipinto senza alcun danno.


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